Helena Janeczek

Helena Janeczek e la ricerca della gloria

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Venerdì 24 novembre, ore 11, Istituto Tecnico Economico Mossotti, via Curtatone 5, Novara.
Incontro con i giovani a partire da La ragazza con la Leica (Guanda).

Helena Janeczek, nata a Monaco di Baviera nel 1964, è scrittrice e giornalista tedesca, e collabora con “Nazione Indiana” e “Nuovi Argomenti”. Bloody Cow esce nel 2012 ed è la storia di Clare Tomkins, la prima vittima della malattia di Creutzfeldt-Jakob, comunemente nota come “mucca pazza”. Le rondini di Montecassino (2010) racconta la presenza di polacchi, pachistani e altre nazionalità a una delle battaglie più cruente della seconda guerra mondiale.

 

 

 

La ragazza con la leica (Guanda): Il 1° agosto 1937 una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. È il corteo funebre per Gerda Taro, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia. Proprio quel giorno avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna.
Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa: Ruth Cerf, l’amica di Lipsia, con cui ha vissuto i tempi più duri a Parigi dopo la fuga dalla Germania; Willy Chardack, che si è accontentato del ruolo di cavalier servente da quando l’irresistibile ragazza gli ha preferito Georg Kuritzkes, impegnato a combattere nelle Brigate Internazionali. Per tutti Gerda rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista: Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di vivere, la sua sete di libertà sono scintille capaci di riaccendersi anche a distanza di decenni. Basta una telefonata intercontinentale tra Willy e Georg, che si sentono per tutt’altro motivo, a dare l’avvio a un romanzo caleidoscopico, costruito sulle fonti originali, del quale Gerda è il cuore pulsante.
È il suo battito a tenere insieme un flusso che allaccia epoche e luoghi lontani, restituendo vita alle istantanee di questi ragazzi degli anni Trenta alle prese con la crisi economica, l’ascesa del nazismo, l’ostilità verso i rifugiati che in Francia colpiva soprattutto chi era ebreo e di sinistra, come loro. Ma per chi l’ha amata, quella giovinezza resta il tempo in cui, finché Gerda è vissuta, tutto sembrava ancora possibile.

«Aveva dedicato la sua splendida vita a un degno compito, a una giusta causa persa»